Chiesa di S. Antonio
Ultima modifica 18 ottobre 2023
Chiesa di Sant'Antonio
Pietro dal Morrone, il futuro Papa Celestino V, stabilì sul Colle del Fico questo Monastero, e tra il 1260 e il 1280 dotò la precedente chiesa dei Monaci Antoniani di un chiostro attorno al quale erano situate le camere. L'Ordine dei Celestini governò la struttura fino al XVII secolo, quando fu aggregata a Sant’Eusebio a Roma, di cui divenne grangia - cioè comunità agraria.
Pietro dal Morrone, il futuro Papa Celestino V, stabilì sul Colle del Fico questo Monastero, e tra il 1260 e il 1280 dotò la precedente chiesa dei Monaci Antoniani di un chiostro attorno al quale erano situate le camere. L'Ordine dei Celestini governò la struttura fino al XVII secolo, quando fu aggregata a Sant’Eusebio a Roma, di cui divenne grangia - cioè comunità agraria.
L'edificio ospitò la salma del Papa suo fondatore fino al 1327, data in cui fu traslato nella Basilica di Collemaggio a L'Aquila. In una cappella laterale si trovano le spoglie dell’umanista e docente Martino Filetico (1430-1495).
La demolizione della volta ottocentesca ha permesso di ripristinare l'originale architettura rurale, riportando alla luce pitture medievali con figure di Santi della scuola di Pietro Cavallini.
L’arcata maggiore presenta tre stemmi quattrocenteschi: la tiara papale (simbolo di Celestino V), la croce tau (simbolo dell’Ordine Ospedaliero di S. Antonio) e il giglio, stemma di Ferentino.
L’arcata maggiore presenta tre stemmi quattrocenteschi: la tiara papale (simbolo di Celestino V), la croce tau (simbolo dell’Ordine Ospedaliero di S. Antonio) e il giglio, stemma di Ferentino.
Tra le decorazioni, c’è quel che sembra essere un Valcento (o Baussant, vessillo cavalleresco).
Assieme ad un labirinto inciso nella pietra , i simboli indicherebbero la Chiesa come tappa di un cammino di espiazione per coloro che non potevano recarsi fino a Gerusalemme.
Assieme ad un labirinto inciso nella pietra , i simboli indicherebbero la Chiesa come tappa di un cammino di espiazione per coloro che non potevano recarsi fino a Gerusalemme.
Infatti il monastero accoglie, oltre ai pellegrini che percorrono la Via Francigena, anche gli appassionati di storia e Cavalieri Templari.
ENG Pietro dal Morrone, future Pope Celestine V, built the community around this Monastery on Colle del Fico between 1260 and 1280, equipping it with a cloister around where the monks' rooms were located. The Order of the Celestines governed the structure until the 17th century, when it was aggregated to Saint Eusebio in Rome, of which it became a grange – an agricultural community.
The building housed the body of its founder until 1327, when it was moved to the Basilica of Collemaggio in L'Aquila. In a side chapel, it houses the remains of Martino Filetico (1430-1495, humanist and teacher).
The demolition of the nineteenth-century vault made it possible to restore the original rural architecture, bringing to light medieval paintings with figures of Saints from the school of Pietro Cavallini.
Depicted on main arch, three coat of arms were emerged: the Papal Tiara (that refers to Celestino V), the tau cross (symbol for the Order of the Hospital of S. Antonio) and the lily insigna of Ferentino. Among other frescoes, it is visible a Valcento (or Baussant, chivalric standard).
This symbol, along with a labyrinth engraved on a stone in the cloister, points out that this Church was on a path of expiation for those who could not go as far as Jerusalem.
Depicted on main arch, three coat of arms were emerged: the Papal Tiara (that refers to Celestino V), the tau cross (symbol for the Order of the Hospital of S. Antonio) and the lily insigna of Ferentino. Among other frescoes, it is visible a Valcento (or Baussant, chivalric standard).
This symbol, along with a labyrinth engraved on a stone in the cloister, points out that this Church was on a path of expiation for those who could not go as far as Jerusalem.
For these reasons, the monastery is prized by Templar Knights' enthusiasts, welcoming them in addition to pilgrims who travel the Via Francigena.