Chiesa di San Valentino
Ultima modifica 18 ottobre 2023
Chiesa di San Valentino
La chiesa di San Valentino è menzionata per la prima volta in un documento del 1061 che ne sancisce l’appartenenza a Montecassino: il suo nome è riportato sulla porta di bronzo dell’Abbazia, voluta dall’Abate Desiderio e fatta fondere a Costantinopoli.
Nel 1298 fu installata una campana creata da Andreotto Pisano, che oggi si trova conservata all'interno, ed è questo il periodo in cui probabilmente fu costruito il campanile.
Nel 1298 fu installata una campana creata da Andreotto Pisano, che oggi si trova conservata all'interno, ed è questo il periodo in cui probabilmente fu costruito il campanile.
Presso il lato sinistro della Chiesa è possibile notare oggi edifici con tracce di costruzioni medioevali, forse pertinenza di un convento Benedettino che apparteneva all'antica Chiesa. In un documento del XVI secolo si descrive un chiostro in stato di grave decadenza, adibito a cimitero, che era addossato alla chiesa, e probabilmente oggetto del crollo tramandato successivamente nel XVII secolo.
Come recita l'iscrizione sulla facciata, l'attuale edificio è stato ricostruito nel 1844: il presbiterio fu rialzato con una cupola a sesto ribassato, mentre la navata unica fu coperta con volta a botte. La decorazione della cupola vede al centro la colomba dello Spirito Santo ad ali spiegate e i quattro Evangelisti sui pennacchi, copia degli affreschi seicenteschi di Domenichino in S. Andrea della Valle a Roma.
Il resto della chiesa era variamente decorato con pitture e volta stellata, ma è stato semplificato nell’aspetto dal parroco Radaele Di Torrice a partire dal 1969, per adattare gli spazi alle linee guida del Concilio Vaticano II.
Tra le opere che sono state conservate, troviamo il tondo raffigurante S. Valentino Martire realizzato da Eugenio Cisterna (1900), la storia di S. Elisabetta d'Ungheria proveniente dalla Chiesa di S. Francesco ed i grandi affreschi del XVI secolo staccati dalle pareti di S. Andrea, chiesa romanica demolita negli anni sessanta durante il boom edilizio del dopoguerra.
Tra le opere che sono state conservate, troviamo il tondo raffigurante S. Valentino Martire realizzato da Eugenio Cisterna (1900), la storia di S. Elisabetta d'Ungheria proveniente dalla Chiesa di S. Francesco ed i grandi affreschi del XVI secolo staccati dalle pareti di S. Andrea, chiesa romanica demolita negli anni sessanta durante il boom edilizio del dopoguerra.
ENG The first time this church was mentioned was in a 1061 document which established that it belonged to the Abbey of Montecassino: its name is reportedly on the bronze door of the Abbey, that was cast in Constantinople upon request of the Abbot Desiderio.
In 1298, a bell by Andreotto Pisano was installed: this means that the bell tower had already been built.
In 1298, a bell by Andreotto Pisano was installed: this means that the bell tower had already been built.
On the left side of the Church we can find buildings with traces of medieval constructions, perhaps related to a neighboring Benedictine convent. A 16th century document describes the church flanked by a cloister in a state of serious decay, which was employed as a cemetery, and probably this was the subject of the collapse passed down in writings from the 17th century.
As stated in the inscription on the facade, the current building was rebuilt in 1844. The top was raised with the construction of a lowered arch dome, the single nave was covered with a barrel vault. The decoration of the dome shows in the center the dove of the Holy Spirit with spread wings and the four Evangelists on the pendentives, which is a copy of the 17th century frescoes by Domenichino in S. Andrea della Valle in Rome.
The rest of the church was decorated with various paintings and a starry vault, but its appearance was simplified by the parish priest Don Radaele Di Torrice starting in 1969, to adapt the spaces to the guidelines of the Second Vatican Council.
The best pieces were preserved and housed in the presbytery: the depiction of S. Valentine Martyr made by Eugenio Cisterna (1900), the story of S. Elizabeth of Hungary from the Church of S. Francis, and the large 16th century frescoes detached from the walls of S. Andrew – a nearby Romanesque church destroyed in the 1960s during the post-war building rush.
The best pieces were preserved and housed in the presbytery: the depiction of S. Valentine Martyr made by Eugenio Cisterna (1900), the story of S. Elizabeth of Hungary from the Church of S. Francis, and the large 16th century frescoes detached from the walls of S. Andrew – a nearby Romanesque church destroyed in the 1960s during the post-war building rush.